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Valeria Sanguini vive la pittura come viaggio in un territorio di virtualità visionaria strettamente legato all’esperienza del gesto e del corpo. Considera questo quale strumento altamente tecnologico essenziale ad addentrarne le geografie, sondarne la relazionalità e a contrastarne il de-possedimento progressivo nella sostituzione delle sue competenze in nome di una virtualità surrogata. La pittura è pratica di resistenza.
” far affiorare da viaggi siderali in solitaria per geografie inafferrabili; lembi, tracce per una parziale condivisione, aldiquà di qualsiasi interfaccia”.

Radar, mattoni, saponi, barche sono oggetti in serie che accompagnano la mia ricerca, estensioni e propaggini di un corpo esteso. Se non indossabili come già in About caledonia e più recentemente Bambolo “prêt à porter”, tutti strettamente connessi all’esperienza del corpo in uno spazio mercificato.

Più amuleti che gadjet sono spesso prototipi, realizzati con materiali  deperibili o riciclati e molti realizzati in collaborazione durante le occasioni espositive.